ECCO PERCHE’ SANREMO DOVREBBE PROMUOVERE LA CANZONE NAPOLETANA
di Tiziana Pavone
SANREMO. Le edizioni del neonato Festival di Napoli furono trasmesse dalla RAI dal 1952 al 1970, dalla più’ una isolata nel 1981. Dal 1998 ed il 2004, in chiave rielaborata, furono trasmesse da Rete 4. Rielaborazioni e contaminazioni varie, che la fascinosa cittá del Vesuvio rilancio’ a furor di popolo tra Piedigrotta con la musica tradizionale dei neo melodici e con quella piú avanguardista alla Pino Daniele. Dal 2015, quando questo grande artista decede, il Festival viene ripreso al teatro Politeama con la denominazione Festival di Napoli Lyric e New Generation di Massimo Abbate (figlio di Mario, nella foto), che al 2020 conta sei edizioni continuative. Napoli oggi propone una musica molto diversa da quella che l’ha resa famosa fin dagli albori, ormai tralascia la melodia della canzone popolare per abbracciarne una che volge soprattutto al genere Rap. La città’ partenopea di fatto é l’unica cittá italiana a vantare questa tipologia piú parlata che musicale, cresciuta nella comunitá afroamericana a New York negli anni settanta, e che a Napoli trova nella sua tormentata e burrascosa storia sociale ed economica, l’antidoto a un profondo disagio giovanile.
Comunque sia il Rap italiano é ben lontano dalle nostre caratteristiche musicali e soprattutto non fa breccia oltre confine, perché all’estero si vuole ascoltare la musica italiana e quella napoletana dei tempi migliori. Punto e a capo. Purtroppo la realtá musicale napoletana odierna rispecchia dimensioni culturali che ben poco hanno a che vedere con la canzone partenopea d‘antan, che era costruita su basi poetiche unite ad una melodia inconfondibile e facilmente orecchiabile. Questo e’ il binomio straordinario che ha sfornato le straordinarie canzoni famose in tutto il mondo. Oggi i testi sono pieni di tali ovvietá che non lasciano alcuna memoria storica, e lo stesso avviene per la musica. Eppure, si intravedono spiragli di cultura musicale che partono dal basso, alcuni portatori di risultati molto interessanti. Purtroppo, la calda atmosfera creata da questa produzione musicale “di quartiere” resta circoscritta, “impedita” da mille difficoltá prima di tutto di natura economica, ma anche tecnologica. Ci si chiede allora perché non fare in modo che queste fragilitá musicali locali possano guardare al Nord del Paese, dove esistono maggiori possibilitá di promozione?
Come per il Rap, New York assurse ad un ruolo di preminenza anche sulla scena jazzistica. E se la musica afroamericana fiorí attorno al Greenwich Village, a Broadway e alla Cinquantaduesima strada, perché non proporla oggi nella cittá della canzone che in fatto di organizzazione festivaliera non ha eguali in Italia? Certo Sanremo non è la grande mela, come l’Italia non é l’America, ma il suo Festival conta pur sempre un’audience a sei zeri. Il titolo di questo articolo propone Sanremo, ed in particolare il Casinó Municipale con il suo storico Teatro dell’Opera come supporter della canzone napoletana. Ed é qui che potrebbe entrare in gioco la terza edizione della rassegna canora per Brani e Interpreti Inediti esclusivamente napoletani giá avviata e collaudata, il SanremoCantaNapoli.
L’ideatore dell’iniziativa, un torinese che adora la musica napoletana, ci fa sapere che Napoli é l’unica grande cittá italiana dove l’italiano sia seconda lingua, tanto che, ovunque si trovino nel mondo, per i napoletani il dialetto è, e sempre sará, la fertile lingua madre capace di creare meraviglia! L’evento creato nel 2018 e che è stato purtroppo interrotto dallo scoppio della pandemia, punta a proporre nuove interpretazioni vocali in napoletano verace e la messa in onda in televisione di questa terza edizione in diretta da Sanremo servirebbe ad individuare brani inediti e renderli esportabili fino a diffonderli viralmente sui social.